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Report dall'Abruzzo - parte IV

Subito dopo la tragedia del 6 aprile ’09, che ha colpito l’Abruzzo e più da vicino i paesi vicino a L’Aquila, io, Ramon e Elena abbiamo deciso di iniziare una raccolta di beni di prima necessità.

Grazie alla solidarietà dimostrataci dagli abitanti di Villa Carcina abbiamo riempito di scatoloni un camper ed un’automobile con la quale sono riuscito a raggiungere i luoghi colpiti dal sisma.

Così lo scorso 19 aprile sono partito per un viaggio che ha davvero cambiato la mia vita.

Sono partito per Tempera, uno dei paesi maggiormente colpiti dal sisma e sono stato ospitato nel campo di San Biagio. In questo luogo ho conosciuto Sabatino, Elvira, Marco, Andrea, gente sfollata e volontari. Eravamo tutti uniti da un unico obiettivo: cercare di trascorrere nel modo più normale la giornata, con tutte le difficoltà quotidiane, ma la cosa che, secondo me, ci univa davvero era l’amore per la vita.

A colazione, pranzo e cena tutta la comunità si ritrovava sotto il tendone-cucina. È in questi momenti che sono riuscito a rompere il ghiaccio con gli abitanti e a conferire alle mie foto, grazie ai racconti degli attimi che hanno seguito la tragedia, un valore aggiunto.

A San Gregorio, Marco ha deciso di portarmi a visitare il vecchio mulino, o meglio ciò che restava di quello che era stato il suo primo posto di lavoro.

Con gli occhi lucidi e un nodo alla gola è riuscito a spiegare di come, in piena notte, aveva iniziato a scavare a mani nude. Mi ha mostrato, con orgoglio, il piccolo presepe messo sulle macerie in memoria dei due padroni del mulino morti sotto le macerie. Arturo, capitano di squadra dei pompieri, dopo aver capito che il mio intento non era lucrare sulle immagini, ma portare a casa una verità diversa fatta di valori e esperienze vissute, mi ha dato il permesso per entrare, ovviamente accompagnato, nelle chiese in cui avevano iniziato i lavori di catalogazione delle opere d’arte rimaste sotto le macerie.

Grazie a Sabatino sono riuscito ad entrare a Tempera, in questo modo ho potuto aiutarlo a cercare delle foto per Carlo, un amico che ha perso moglie e figlio e che solo attraverso le immagini è riuscito a riavere un pezzo del suo passato, un ricordo palpabile dei suoi cari.

Per entrare a Tempera abbiamo risalito il fiume che costeggia il paese per circa 2 chilometri, dove l’unica via d’entrata era ricoperta di macerie sulle quali ci siamo arrampicati. Una volta arrivati alla piazzetta della chiesa ho realizzato che di Tempera non restava più nulla.

L’orologio del campanile crollato a terra era fermo alle ore 3.35 per dimostrare che il tempo, in quel luogo, è inesistente.

Per ogni casa, per ogni via Sabatino si fermava a raccontarmi una storia.

Arrivati davanti a casa sua non è più riuscito a trattenere le lacrime. Mi ha spiegato che in quella casa è nato, cresciuto, si è sposato e ci ha fatto crescere i suoi figli… e adesso dopo anni di sacrifici non c’e più niente.

Nell’ultimo pezzo di strada mi ha mostrato la casa di Maria, una giovane signora che a causa del crollo della sua abitazione ha perso il marito e i figli. E’ l’unica sopravvissuta perché il marito, durante il sisma, si è gettato su di lei riparandola dalla macerie. È rimasta otto ore con il cadavere del marito sopra il suo corpo… penso che quella notte, purtroppo, sia morta anche Maria.

Questa, invece, è la casa degli orfanelli gestita dalle suore. All’interno è rimasto tutto uguale, come se il tempo si fosse fermato.


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